Andrea Mariani | [appunti di ricerca] SEIKO YUNON ROYAL II
Cinema, storia, media
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[appunti di ricerca] SEIKO YUNON ROYAL II

(Un)Dead Media Project
Articolo a cura di Beatrice Vecchio



PARTE 2

La Royal-II è una macchina fotografica prodotta dalla Yunon Optical Company Limited, realizzata a Taiwan. La società è stata fondata a Pei Tou, nella zona periferica di Taiwan nel 1974. Il marchio Yunon è stato brevettato in America nel 1984; in quell’anno esistevano quattro grandi aziende negli Stati Uniti, che producevano 35mm molto economici. Erano Formosa Plastics Corportation (FPC), Yunon Optical Company, New Taiwan Photographic Corportation (Ouyama 1982) e A.V. Lavec (1978), la quale produceva anche strumenti e attrezzatura da cucina.
Le fotocamere erano tutte diverse, ma gli obiettivi tutti uguali. Ciò può suggerire che (a) le lenti, l’otturatore e l’apertura erano state assemblate da una sola compagnia; oppure (b) questo suggerisce che i componenti sono stati creati da una compagnia e assemblati con gli altri, o (c) le camere erano state ordinate da una compagnia e poi marchiate e distribuite da altri.
Apparentemente, questa compagnia è responsabile per il noto 50mm “new/color optical Lens cameras”, nato nel 1980. Alcuni erano degli omaggi promozionali realizzati con Time Magazine Camera ( http://camera-wiki.org/wiki/Yunon)

Questo oggetto tecnologico è definito come compatto, in quanto la messa a fuoco è automatica così come l’avvolgimento e riavvolgimento. La pellicola ha una misura di 24x36mm e le lenti di 50mm 1:6:3. Le batterie sono di tipo “AA” e la velocità dell’otturatore è di 1/125 sec. La distanza per scattare fotografie va da 3ft a 10ft. Le dimensioni della macchina fotografica sono 163mm (L) x 104mm (H) x 108mm (W). Queste spiegazioni tecniche sono riportate sulla scatola di cartone, mentre le istruzioni sono su un foglio di plastica ripiegato.
Esiste il flash attaccabile, Yunon YN – 14 (made in Taiwan). Le istruzioni per l’utilizzo del flash sono all’interno della scatola, su un piccolo foglio ripiegato. Le batterie sono “AA” tipo pentite, sul dorso del flash c’è un bottone per accendere e spegnere e una piccola lampadina di colore rosso. Sempre sul dorso sono riportate le istruzioni della luminosità del flash.
Riguardo a questa macchina non si trovano testimonianze, scritte e/o orali, o articoli, probabilmente questo dispositivo non ha avuto successo o si potrebbe dedurre che sia una serie di dispositivi a commercio limitato, in quanto esistono anche la Royal I e Royal III.

All’interno della scatola che contiene la fotocamera, ho notato questo foglietto, molto simile a una ricevuta. Ho parlato con mio padre e ho scoperto che questa macchina fotografica era in omaggio qualora ci si iscriveva a dei periodici settimanali della Rizzoli. Perciò, ricollegando il fatto che in America questo dispositivo sia stato un omaggio promozionale, e anche qua in Italia si è adottata la stessa idea di marketing, pur di vendere, le mie ipotesi permangono: la macchina fotografica Royal II è stato un flop oppure è una serie limitata? Per arrivare fino in Italia, come omaggio per una rivista, mi viene da pensare che la prima questione possa essere affermativa. Non mi fermo a questo, però. Ho fatto alcune ricerche e sono capitata su un sito cinese, che ho dovuto tradurre con l’utilizzo di Google Traduttore, e ho notato alcune cose. Il blogger di questo sito cinese parla di averla trovata a casa di un suo padre, durante il Capodanno cinese. Il ragazzo crede che sia impensabile poter padroneggiare questa fotocamera senza una conoscenza di base della fotografia. Anche il blogger si lamenta che su Internet non si trovi alcuna informazione riguardante il dispositivo elettronico, ma c’è solo un manuale sottile all’interno della scatola. Inoltre, afferma che l’utilizzo dei materiali siano di basso costo e che è sicuramente stata una macchina economica, anche perché è una macchina automatica e intuitiva dato che è possibile impostare solo l’apertura del diaframma, ma ciò indiscutibilmente rende l’utilizzo meccanico in quanto i risultati non sono ottimali: l’otturatore è fissato per 1/125 secondi e l’apertura è di soli 6:3. Perciò, la macchina fotografica necessita sicuramente di molta luce per avere dei risultati luminosi e dettagliati. La luce non è sufficiente poiché l’apertura non è abbastanza grande, l’otturatore troppo veloce ed è difficile apportare regolazioni. Da quel che scrive il ragazzo, è possibile scattare solo di giorno, perché sennò lo sfondo diventa nero e le figure vengono opacizzate. Grazie al flash, però, è possibile regolare con cura l’apertura del diaframma, e le fotografie vengono sicuramente più chiare. Il blogger, poi, scrive di aver fatto un ultimo test con questa macchina fotografica prima di chiuderla nuovamente nella scatola poiché per niente soddisfatto: ha utilizzato un film negativo di 100 (gradi?) della Fuji, riportando nel blog le foto scattate e dice che sembrano quasi sbiadite. Afferma che è impossibile mettere a fuoco persone lontane, bisogna stare a una distanza fissa pur di rendere la composizione dettagliata.
Guardando le foto che ha postato sul sito, non sono della sua stessa opinione. Le fotocamere degli anni ’70-’80 hanno indubbiamente la caratteristica di avere un effetto sbiadito, sfocato, e non mi sembra, a mio avviso, così brutale il risultato. Le persone in primo piano si vedono bene, anche quelle in secondo e così via, certamente non è una qualità HD di oggigiorno, ma per essere stata una macchina economica, e un probabile disastro, non mi lamenterei, ma forse è l’amore per il vintage che mi spinge a dire ciò. Il problema della luce è abbastanza ovvio: ancora oggi esistono delle versioni modernizzate di macchine fotografiche vintage, come quelle rivendute dalla lomography.com, che hanno lo stesso identico problema. È la macchina analogica. Non possiamo pretendere molto. In ogni caso, troverò sempre affascinanti questi effetti, queste fotografie, queste peculiarità perché mi portano a tempi che non ho vissuto, provando una certa malinconia, e a quando da piccola usavo le macchine usa e getta e mi sentivo una professionista del settore.

Come ha fatto una macchina fotografica economica cinese arrivare fino agli Stati Uniti d’America per poi distribuirla anche in territorio italiano? Tutto ebbe inizio nel 1971 quando venne inaugurata la cosiddetta «diplomazia del ping pong», cioè l’entrata della squadra americana in Cina per sfidare gli avversari cinesi a ping pong. Il presidente americano Richard Nixon, allora in carica, incontro Mao Zedong, il dittatore comunista, e poi, per ben nove incontri il premier di quegli anni Zhou Enlai. Andò per il meglio e al termine del viaggio venne firmato lo «Shanghai Communiqué», nel quale gli Usa affermavano di «riconoscere una sola Cina e che Taiwan fa parte della Cina». Gli Usa avevano avuto solo rapporti diplomatici con Taiwan, dove si erano rifugiati i nazionalisti dopo lo sconto con i comunisti. Nel 1979 Cina e Usa istituiscono rapporti diplomatici completi, ma per far avvenir ciò gli Stati Uniti interrompono le relazioni con Taiwan, pur impegnandosi a difenderla militarmente dalla Cina. In quell’anno, la Repubblica di Cina, inaugurata nel 1949, aveva iniziato a sostenere la Repubblica Popolare Cinese, tanto che il partito KMT perse il seggio alle Nazioni Unite. Sempre in quell’anno, gli attivisti cercarono di attirare l’attenzione dei media nazionali per contestare sulle condizioni dei cittadini taiwanesi sotto la linea politica dei nazionalisti. La protesta venne repressa dalla polizia.
Nel 1989, la Cina si ritrovò esclusa dal resto del mondo. Il presidente americano Bush decise per le sanzioni contro la Cina, affermando che in un futuro sarebbero tornati a trattare. La Cina si era appena aperta a investimenti e al mercato, e negli Usa avevano compreso l’importanza strategica con la Cina non solo in funzione anti-sovietica, ma anche in tema economico globale. Il mondo del business spingeva per una ripresa delle relazioni, in modo da non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi. Passarono dodici anni prima che America e Cina riprendessero relazioni economiche ufficiali e libere. L’importanza storica fu grande: per la Cina si sarebbe trattato del periodo iniziale di una crescita fino a farla diventare tra le più grandi potenze economiche mondiali.

La Royal-II è una macchina fotografica conveniente per persone che non hanno voglia di pensare ad apertura, ISO e altre funzioni fotografiche. Un dispositivo alla portata di tutti, ma che fa venire i brividi ai conoscitori di macchine analogiche. Probabilmente è stata pensata per un ceto basso-medio, per chi è alle prime armi con l’analogico e per chi non ha mai visto una fotocamera. Di fatti non è impegnativa, non è pesante perché di plastica e i lacci sono utili per portarla ovunque si vada. Può essere anche interessante da un certo punto di vista, in quanto i meno esperti possono cimentarsi in un’esperienza nuova e diversa rispetto a quella che si vive ora. L’analogico avrà sempre quel fascino del vintage, di un’epoca passata che vive tutt’oggi, ma naturalmente è molto più complicato che del digitale. I ragazzi, come me, si trovano in una posizione spaesata e emarginata quando si parla di analogico perché è diversa la gestualità, la manualità, dello scattare una fotografia nei confronti di un device digitale. Rimarrà l’interesse per il vintage perché affascina, tiene sospesi in un tempo realistico ma passato, che non si potrà più rivivere, lo charme e il design di un’epoca ormai trascorsa rende un piacere l’immaginazione di scoprire l’uso che se ne faceva e l’oggetto stesso.

Di questa macchina fotografica, purtroppo, non è venuto a galla molto. Non ho trovato numeri di matricola, non ho trovato nessuna pubblicità o articolo a riguardo, ma solo poche recensioni dei nostri giorni o amateur vintage che la vendono per pochi soldi su ebay. Mi sorge sempre più il dubbio che sia stato un totale disastro, in quanto, parlando con mio padre, sono a venuta a sapere che la macchina non ha mai funzionato; forse è questo dispositivo difettoso, chissà. Ho cercato le pile adatte, ho inserito il rullino, ho provato a fare qualche scatto, ma ogni volta che si riavvolge la pellicola si sente un rumore frastornante, come se qualcosa si fosse inceppato all’interno. Mio padre si ricorda di questo rumore, indimenticabile, ti perfora i timpani, e credo proprio che il problema persista. Vedrò di guardare all’interno del dispositivo, come un’operazione di anatomia, ma questo riguarda un altro capitolo dell’inchiesta.

 

 

SITOGRAFIA:
http://camera-wiki.org/wiki/Yunon
http://blog.xuite.net/whitemango/268/11491455
https://flic.kr/p/2VBTmH
https://eastwest.eu/it/opinioni/sogno-cinese/storia-diplomazia-stati-uniti-cina-incontri-presidenti

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PARTE 3

Modulo A 

EREDITÀ EMOTIVA

L’oggetto preso in questione è una macchina fotografica, la SEIKO YUNON ROYAL II. Questo dispositivo mediale è arrivato a me quando, anni fa, avevo la fissazione di collezionare macchine fotografiche ritenute vintage. Sul mobile di camera mia ne conto cinque e la scelta di portare questa come oggetto d’inchiesta è stata spontanea. 

Appartiene a mio nonno paterno; parlando con mio padre, ho scoperto che l’utilizzo di questo oggetto è stato insignificante perché, a quanto pare, non ha mai funzionato a dovere. 

Mio nonno è sempre stato un artista, anche se aveva la testa squadrata da ufficiale militare, però c’era qualcosa dell’arte che lo affascinava. Non credo di aver mai visto fotografie fatte da lui, neanche mi ricordo di averlo mai visto con una macchina fotografica tra le mani, ma quando gli ho chiesto, anni fa, se aveva su qualche scaffale polveroso un qualsiasi dispositivo vintage si era ricordato all’istante di questo. Questa fotocamera non l’ho usata fino ad oggi, un po’ perché non sono brava con l’analogico e un po’ perché so che ci teneva. 

Non essendo stata usata molto, la macchina fotografica è rimasta intatta, senza segni di usura, quasi come se il tempo non l’avesse toccata; forse è per questo che mi ha sorpreso e l’ho scelta. Il tempo che passa, distrugge, genera, fa invecchiare e questa fotocamera, nera come la pece, lucida, è rimasta tale da quando è stata prodotta. Che avesse vinto sul tempo? Mentre mio nonno invecchia e la malattia continua imperterrita, forse il dispositivo mi ricorda tempi in cui l’arte di nonno scorreva ancora nelle vene e l’aria di casa sapeva di note del pianoforte a muro e di acrilici, invece di medicine e di chiuso.

L’ho scelta anche perché non sono mai riuscita a darle un anno preciso. Si vede che non è degli anni 2000, ma mi sono sempre chiesta se fosse degli anni ’70, ’80 o addirittura ’90. Come detto: è senza tempo. 

Modulo B 

INCHIESTA ARCHIVIALE 

La Royal-II è una macchina fotografica prodotta dalla Yunon Optical Company Limited, realizzata a Taiwan. La società è stata fondata a Pei Tou, nella zona periferica di Taiwan nel 1974. Il marchio Yunon è stato brevettato in America nel 1984; in quell’anno esistevano quattro grandi aziende negli Stati Uniti, che producevano 35mm molto economici. Erano Formosa Plastics Corportation (FPC), Yunon Optical Company, New Taiwan Photographic Corportation (Ouyama 1982) e A.V. Lavec (1978), la quale produceva anche strumenti e attrezzatura da cucina.

Le fotocamere erano tutte diverse, ma gli obiettivi tutti uguali. Ciò può suggerire che (a) le lenti, l’otturatore e l’apertura erano state assemblate da una sola compagnia; oppure (b) questo suggerisce che i componenti sono stati creati da una compagnia e assemblati con gli altri, o (c) le camere erano state ordinate da una compagnia e poi marchiate e distribuite da altri. 

Apparentemente, questa compagnia è responsabile per il noto 50mm “new/color optical Lens cameras”, nato nel 1980. Alcuni erano degli omaggi promozionali realizzati con Time Magazine Camera.

Questo oggetto tecnologico è definito come compatto, in quanto la messa a fuoco è automatica così come l’avvolgimento e riavvolgimento. La pellicola ha una misura di 24x36mm e le lenti di 50mm 1:6:3. Le batterie sono di tipo “AA” e la velocità dell’otturatore è di 1/125 sec. La distanza per scattare fotografie va da 3ft a 10ft. Le dimensioni della macchina fotografica sono 163mm (L) x 104mm (H) x 108mm (W). Queste spiegazioni tecniche sono riportate sulla scatola di cartone, mentre le istruzioni sono su un foglio di plastica ripiegato. 

Esiste il flash attaccabile, Yunon YN – 14 (made in Taiwan). Le istruzioni per l’utilizzo del flash sono all’interno della scatola, su un piccolo foglio ripiegato. Le batterie sono “AA” tipo pentite, sul dorso del flash c’è un bottone per accendere e spegnere e una piccola lampadina di colore rosso. Sempre sul dorso sono riportate le istruzioni della luminosità del flash. 

Riguardo a questa macchina non si trovano testimonianze, scritte e/o orali, o articoli, probabilmente questo dispositivo non ha avuto successo o si potrebbe dedurre che sia una serie di dispositivi a commercio limitato, in quanto esistono anche la Royal I e Royal III.

All’interno della scatola che contiene la fotocamera, ho notato questo foglietto, molto simile a una ricevuta. Ho parlato con mio padre e ho scoperto che questa macchina fotografica era in omaggio qualora ci si iscriveva a dei periodici settimanali della Rizzoli. Perciò, ricollegando il fatto che in America questo dispositivo sia stato un omaggio promozionale, e anche qua in Italia si è adottata la stessa idea di marketing, pur di vendere, le mie ipotesi permangono: la macchina fotografica Royal II è stato un flop oppure è una serie limitata? Per arrivare fino in Italia, come omaggio per una rivista, mi viene da pensare che la prima questione possa essere affermativa. Non mi fermo a questo, però. Ho fatto alcune ricerche e sono capitata su un sito cinese, che ho dovuto tradurre con l’utilizzo di Google Traduttore,  e ho notato alcune cose. Il blogger di questo sito cinese parla di averla trovata a casa di un suo padre, durante il Capodanno cinese. Il ragazzo crede che sia impensabile poter padroneggiare questa fotocamera senza una conoscenza di base della fotografia. Anche il blogger si lamenta che su Internet non si trovi alcuna informazione riguardante il dispositivo elettronico, ma c’è solo un manuale sottile all’interno della scatola. Inoltre, afferma che l’utilizzo dei materiali siano di basso costo e che è sicuramente stata una macchina economica, anche perché è una macchina automatica e intuitiva dato che è possibile impostare solo l’apertura del diaframma, ma ciò indiscutibilmente rende l’utilizzo meccanico in quanto i risultati non sono ottimali: l’otturatore è fissato per 1/125 secondi e l’apertura è di soli 6:3. Perciò, la macchina fotografica necessita sicuramente di molta luce per avere dei risultati luminosi e dettagliati. La luce non è sufficiente poiché l’apertura non è abbastanza grande, l’otturatore troppo veloce ed è difficile apportare regolazioni. Da quel che scrive il ragazzo, è possibile scattare solo di giorno, perché sennò lo sfondo diventa nero e le figure vengono opacizzate. Grazie al flash, però, è possibile regolare con cura l’apertura del diaframma, e le fotografie vengono sicuramente più chiare. Il blogger, poi, scrive di aver fatto un ultimo test con questa macchina fotografica prima di chiuderla nuovamente nella scatola poiché per niente soddisfatto: ha utilizzato un film negativo di 100 (gradi?) della Fuji, riportando nel blog le foto scattate e dice che sembrano quasi sbiadite. Afferma che è impossibile mettere a fuoco persone lontane, bisogna stare a una distanza fissa pur di rendere la composizione dettagliata.

Guardando le foto che ha postato sul sito, non sono della sua stessa opinione. Le fotocamere degli anni ’70-’80 hanno indubbiamente la caratteristica di avere un effetto sbiadito, sfocato, e non mi sembra, a mio avviso, così brutale il risultato. Le persone in primo piano si vedono bene, anche quelle in secondo e così via, certamente non è una qualità HD di oggigiorno, ma per essere stata una macchina economica, e un probabile disastro, non mi lamenterei, ma forse è l’amore per il vintage che mi spinge a dire ciò. Il problema della luce è abbastanza ovvio: ancora oggi esistono delle versioni modernizzate di macchine fotografiche vintage, come quelle rivendute dalla lomography.com, che hanno lo stesso identico problema. È la macchina analogica. Non possiamo pretendere molto. In ogni caso, troverò sempre affascinanti questi effetti, queste fotografie, queste peculiarità perché mi portano a tempi che non ho vissuto, provando una certa malinconia, e a quando da piccola usavo le macchine usa e getta e mi sentivo una professionista del settore. 

Come ha fatto una macchina fotografica economica cinese arrivare fino agli Stati Uniti d’America per poi distribuirla anche in territorio italiano? Tutto ebbe inizio nel 1971 quando venne inaugurata la cosiddetta «diplomazia del ping pong», cioè l’entrata della squadra americana in Cina per sfidare gli avversari cinesi a ping pong. Il presidente americano Richard Nixon, allora in carica, incontro Mao Zedong, il dittatore comunista, e poi, per ben nove incontri il premier di quegli anni Zhou Enlai. Andò per il meglio e al termine del viaggio venne firmato lo «Shanghai Communiqué», nel quale gli Usa affermavano di «riconoscere una sola Cina e che Taiwan fa parte della Cina». Gli Usa avevano avuto solo rapporti diplomatici con Taiwan, dove si erano rifugiati i nazionalisti dopo lo sconto con i comunisti. Nel 1979 Cina e Usa istituiscono rapporti diplomatici completi, ma per far avvenir ciò gli Stati Uniti interrompono le relazioni con Taiwan, pur impegnandosi a difenderla militarmente dalla Cina. In quell’anno, la Repubblica di Cina, inaugurata nel 1949, aveva iniziato a sostenere la Repubblica Popolare Cinese, tanto che il partito KMT perse il seggio alle Nazioni Unite. Sempre in quell’anno, gli attivisti cercarono di attirare l’attenzione dei media nazionali per contestare sulle condizioni dei cittadini taiwanesi sotto la linea politica dei nazionalisti. La protesta venne repressa dalla polizia. 

Nel 1989, la Cina si ritrovò esclusa dal resto del mondo. Il presidente americano Bush decise per le sanzioni contro la Cina, affermando che in un futuro sarebbero tornati a trattare. La Cina si era appena aperta a investimenti e al mercato, e negli Usa avevano compreso l’importanza strategica con la Cina non solo in funzione anti-sovietica, ma anche in tema economico globale. Il mondo del business spingeva per una ripresa delle relazioni, in modo da non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi. Passarono dodici anni prima che America e Cina riprendessero relazioni economiche ufficiali e libere. L’importanza storica fu grande: per la Cina si sarebbe trattato del periodo iniziale di una crescita fino a farla diventare tra le più grandi potenze economiche mondiali. 

La Royal-II è una macchina fotografica conveniente per persone che non hanno voglia di pensare ad apertura, ISO e altre funzioni fotografiche. Un dispositivo alla portata di tutti, ma che fa venire i brividi ai conoscitori di macchine analogiche. Probabilmente è stata pensata per un ceto basso-medio, per chi è alle prime armi con l’analogico e per chi non ha mai visto una fotocamera. Di fatti non è impegnativa, non è pesante perché di plastica e i lacci sono utili per portarla ovunque si vada. Può essere anche interessante da un certo punto di vista, in quanto i meno esperti possono cimentarsi in un’esperienza nuova e diversa rispetto a quella che si vive ora. L’analogico avrà sempre quel fascino del vintage, di un’epoca passata che vive tutt’oggi, ma naturalmente è molto più complicato che del digitale. I ragazzi, come me, si trovano in una posizione spaesata e emarginata quando si parla di analogico perché è diversa la gestualità, la manualità, dello scattare una fotografia nei confronti di un device digitale. Rimarrà l’interesse per il vintage perché affascina, tiene sospesi in un tempo realistico ma passato, che non si potrà più rivivere, lo charme e il design di un’epoca ormai trascorsa rende un piacere l’immaginazione di scoprire l’uso che se ne faceva e l’oggetto stesso. 

Di questa macchina fotografica, purtroppo, non è venuto a galla molto. Non ho trovato numeri di matricola, non ho trovato nessuna pubblicità o articolo a riguardo, ma solo poche recensioni dei nostri giorni o amateur vintage che la vendono per pochi soldi su ebay. Mi sorge sempre più il dubbio che sia stato un totale disastro, in quanto, parlando con mio padre, sono a venuta a sapere che la macchina non ha mai funzionato; forse è questo dispositivo difettoso, chissà. Ho cercato le pile adatte, ho inserito il rullino, ho provato a fare qualche scatto, ma ogni volta che si riavvolge la pellicola si sente un rumore frastornante, come se qualcosa si fosse inceppato all’interno. Mio padre si ricorda di questo rumore, indimenticabile, ti perfora i timpani, e credo proprio che il problema persista. Vedrò di guardare all’interno del dispositivo, come un’operazione di anatomia, ma questo riguarda un altro capitolo dell’inchiesta.

Modulo C 

ANATOMIA ARCHEOLOGIA MEDIALE 

La Royal-II si presenta con un design semplice, morbido, al tatto piacevole perché il materiale è plastica e il corpo è molto liscio. Ha delle curvature per permettere una presa migliore e una posizione adeguata della mano e delle dita. Il colore è nero, le scritte bianche con diversi caratteri. L’obiettivo non è intercambiabile, sopra di esso c’è una finestrella che si può ruotare; su di essa dei disegni: un sole – soleggiato (apertura otturatore di 16), un sole a metà – poca luce (11), parzialmente soleggiato – quasi buio (8), nuvoloso – buio (6.3). 

Frontalmente si notano due mirini, uno squadrato e uno tondo, quest’ultimo è posto sopra l’obiettivo. 

Guardando la fotocamera da sopra si riconosce il flash, il bottone di riavvolgimento, il bottone di scatto, il vetro con l’avanzamento della pellicola, e poi il lunotto superiore. Molto particolare la decisione di questo lunotto poiché vi è un altro sul dorso della macchina fotografica, sopra la scocca della pellicola. 

La parte inferiore presenta le batterie. 

L’obiettivo al tatto è ruvido per una scelta manuale e di comodità in quanto essendo ruvido rende la presa molto più forte, permettendo così di non perdere la presa. 

Ai lati la macchina fotografica vi sono i ganci per il laccio per portarla al collo.

La scelta del materiale è stata di natura economica: facile da creare e di basso costo. Inoltre, oltre ad essere meno costosa e quindi facile da vendere sul mercato, la plastica è un significante per il commercio in quanto è adatta a tutte le persone. Non si rompe facilmente, non è delicata e non occorre fare particolarmente attenzione a questo materiale. 

Ho cercato di scomporla, ma non ho trovato dei cacciavite adatti e in più, imbranata come sono, non sarei più capace di ricomporla. Aprendo la scocca della pellicola, arriva al naso un odore di chiuso, di plastica e di vecchio. A sinistra lo spazio per il rullino, al centro la pellicola striscia sui dentini che la fanno scorrere per poi essere riavvolta su se stessa. 

SITOGRAFIA:

  http://camera-wiki.org/wiki/Yunon

– http://blog.xuite.net/whitemango/268/11491455

https://flic.kr/p/2VBTmH 

– https://eastwest.eu/it/opinioni/sogno-cinese/storia-diplomazia-stati-uniti-cina-incontri-presidenti