Andrea Mariani | [appunti di ricerca] Soundesign Six Band Radio Model 2660B
Cinema, storia, media
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[appunti di ricerca] Soundesign Six Band Radio Model 2660B

(Un)Dead Media Project
Articolo a cura di Francesca Bortoluzzi



PARTE 1

Soundesign Six Band Radio Model 2660B.

Per questo progetto ho recuperato una radio degli anni ’80 prodotta dalla Soundesign.

SDI Technologies is the name of a consumer electronics manufacturer whose products are marketed under several national brands, including Timex, Sylvania, eKids, New Balance, KIDdesigns, and iHome. They used to market under Soundesign, a now defunct brand. 

La sua storia, sia quella legata al produttore che al consumatore, rimane per il momento piuttosto incerta.

Per fare luce sulla prima oltre a delle ricerche autonome via internet ho provato a contattare via email  la SDI Technologies.

La storia affettiva di questa radio invece, coinvolge mia nonna e la famiglia Bocato per cui ha lavorato e a cui è ancora molto affezionata. Più di 10 anni fa il capofamiglia morì e la famiglia diede via alcuni dei suoi oggetti tra cui questa radio che finì in mano a mia nonna; fino ad arrivare ai banchi del Digital Storytelling Lab come soggetto di un analisi sperimentale. 

Nonostante abbia passato molti anni in cantina i quali hanno portato alcune molle ad arrugginirsi, è stata conservata piuttosto bene ed è tuttora perfettamente funzionante.

Tra i vari oggetti che avrei potuto scegliere era il più maneggevole e comodo da trasportare, oltre a rappresentare quasi una sfida, personalmente sono abituata ad usufruire della radio come componente di un apparato più grande (ad esempio la macchina) e non come cosa a sé stante.

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Primi approcci e frustrazione:

Ho mosso i primi passi verso questo oggetto andando a ricercare immagini su internet che lo ritraessero sperando anche in qualche descrizione approfondita, ma i risultati almeno per i miei scopi iniziali non sono stati molto fruttuosi. Sembra che la maggior parte dei link che riguardano questa radio portino a siti come Ebay e simili, al momento solamente www.radiomuseum.org è stato utile fornendo una descrizione delle sue componenti.

Non ho trovato alcuna promo dell’oggetto, non so come fosse la confezione e sentendomi di fronte ad un muro ho deciso di  inviare una mail alla SDI Technologies, con la speranza che il contenuto risulti abbastanza interessante da collaborare in questa indagine.

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PARTE 2

Soundesign Six Band Radio Model 2660B.

Il modello preso in analisi è una radio multibanda a transistor degli anni ’80.

Il transistor è quella tecnologia che a partire dagli anni ’50 modificò gran parte degli oggetti mediali; il primo a incontrare il cambiamento fu proprio la radio (fonti: http://www.leradiodisophie.it/Transistor-anniversary.html).                                                                                                 Le prime fusioni portarono alle radio tascabili per poi modificare le “taglie” successive, nel caso qui analizzato si tratta di una radio portatile.

Il costo di questo oggetto oggi va dai 50 – 70 dollari, dipende dal sito ecommerce su cui si cerca, molto probabilmente in origine il prezzo era maggiore.

Essendo una radio portatile, l’oggetto presenta sulla parte superiore una maniglia e il rivestimento in pelle marrone contribuisce a farla assomigliare ad una valigetta 24 ore.                                                       Questa associazione può essere condizionata anche dalla possibilità di aprirne il lato posteriore tramite due bottoni, dal suo interno emerge la possibilità di inserire la spina in un piccolo scomparto in modo tale che essa non occupi troppo spazio e non intralci.                                                   In sostituzione all’alimentazione tramite cavo elettrico è possibile introdurre delle batterie mezza torcia.

Questa modalità d’uso suggerisce una fruizione dell’oggetto dinamica, lo rende adatto a spostamenti, viaggi e a piccoli spazi. 

“Ma negli anni ’80 dove si ascoltava la radio?”

“A casa e anche in spiaggia, sì! Portavamo la radio in spiaggia”.

Osservando l’oggetto con mio padre.

Chiudendo questo lato e riportando l’attenzione su quello frontale si nota un particolare che al momento ho riscontrato solo nelle radio prodotte a partire dagli anni ’80, ovvero il colore. Le diverse bande sono associate a dei colori, probabilmente gli abbinamenti derivano dai colori dello spettro elettromagnetico percepibili dall’occhio umano.

Sopra a manopole e schermo per regolare la frequenza troviamo una mappa accompagnata dalle istruzioni, che indicano come poter seguire un programma in base al luogo e alla fascia oraria.

Risalire a delle conclusioni analizzando questo oggetto è complesso, la stessa radio, stesso nome e stesso design presenta delle varianti. Sul web si trovano modelli in cui ad esempio non è presente la Dial – O – Map. 

“Questa degli anni ’80? No ma non può essere…” osservando l’oggetto con mio padre.

Il design dell’oggetto è stato per un primo momento fuorviante, la sua estetica sembra condurre ad almeno una quindicina di anni prima, ma molteplici siti tra cui forum ed ecommerce hanno confermato come periodo corretto gli anni ’80.

Dagli elementi raccolti, tra cui il packaging,  si può dedurre che non si trattava di un oggetto pensato per una fascia di età molto giovane, più realisticamente il target andava dai 25 – 40 anni al contrario di molti oggetti iconici di quel periodo.

PARTE 3

Scomposizione

Ho iniziato la scomposizione della Radio Soundesign Model 2660b, con l’intenzione di fermarmi prima di arrivare ad un punto di non ritorno. Il momento è arrivato, al contrario delle mie aspettative, piuttosto presto.

La costruzione di questo oggetto è suddivisibile in livelli differenti: il più profondo, il cuore è dato dalla parte del circuito, dalla batteria, da parte dell’antenna che è inoltre l’unico elemento che nasce dall’interno per poi attraversare il guscio esterno, diventando una parte maneggevole e di fondamentale utilizzo per il funzionamento dell’oggetto. Un secondo livello va dato ad una superficie di plastica nera, essa ha il compito di proteggere questo cuore elettrico da una prima e facile apertura che si attua slacciando due bottoni; sono posti in modo da consentire l’apertura del retro della radio dove sono inseribili delle batterie mezza torcia e dove riporre la spina in modo da rendere più maneggevole e comodo lo spostamento della radio.

Il terzo livello è il guscio esterno fatto di pelle e metallo, quest’ultimo materiale in particolare, durante l’ultima accensione della radio ha  creato un prblema in quanto trasferiva una piccola quantità di elettricità.

L’intento iniziale era di approfondire la scomposizione, ma il secondo livello presenta una resistenza nonostante l’uso del cacciavite; è stato possibile alzare parte della superficie in plastica e rendere visibile il cuore.

Questo impedimento ha indirizzato il mio sguardo sull’indagine e la riformulazione di un elemento esterno piuttosto che interno che verranno sviluppati in futuro.